Il counseling aiuta ad
aiutarsi!
Interessante articolo apparso sul
settimanale del corriere della sera "Sette".
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Silvia (domenica, 24 gennaio 2016 02:51)
Mi pongo una "semplice" domanda: "Come si fa ad aiutare il prossimo se prima non si è fatto un serio lavoro su se stessi che possa portare ad un reale equilibrio?" Lo chiedo per esperienza personale vissuta con una di queste figure professionali. È vero si che in qualunque caso restiamo esseri umani con le nostre debolezze ma temo, vista la reazione di questo "counselor" che si possa rischiare di non supportare nel modo giusto chi ha veramente bisogno. Questa persona ha ammesso, davanti a me, d'avere un problema irrisolto. Allora dico io: "perché non farsi aiutare e poi avere la "pretesa" di indicare la giusta strada a chi si presenta fiducioso nell'ignoranza di chi ha di fronte? Chi giudica e premia durante il percorso i counselor, non si assicura dello stato psicologico di queste figure "professionali" che potrebbero, nell'ignoranza o presunzione, peggiorare le altrui problematiche? Grazie. Silvia
Ermes e Dana (lunedì, 25 gennaio 2016 19:35)
Ciao Silvia e grazie per aver commentato l’articolo!
Il commento non è visibile immediatamente ma richiede un’approvazione per evitare che qualcuno possa scrivere frasi poco attinenti con la mission di questo sito.
Hai fatto delle osservazioni utili e molto importanti; non conosco il percorso che ha fatto il counselor con cui ti sei relazionata.
Ti possiamo portare la nostra esperienza e confermarti che per esercitare questa professione bisogna assolutamente rispettare i propri confini di competenza: in primis un counselor non può seguire una persona con patologie e opera solo con soggetti che si trovano in uno stato di salutogenesi secondo le indicazioni che trovi anche nel nostro sito nella sezione “ambiti di competenza del counseling”.
Un counselor professionista per esercitare nel migliore dei modi la sua attività, deve essere iscritto a un’associazione per avere tutti gli aggiornamenti formativi e normativi.
Nel nostro caso, abbiamo svolto un master triennale presso ASPIC, (www.aspic.it) e ogni anno dobbiamo svolgere “n” ore di formazione e di supervisione per essere preparati nel migliore dei modi nell’ascoltare e nell’aiutare i nostri clienti.
Quando si decide di chiedere aiuto ad un professionista nelle relazioni di aiuto, il cliente ha il diritto e l’interesse di conoscere il percorso formativo del counselor e le modalità con cui continua ad aggiornarsi; di norma dovrebbe essere il counselor stesso durante il primo incontro conoscitivo a fornire queste informazioni al cliente non per questioni di vanto ma per consentirgli di capire la “qualità” del professionista cui sta chiedendo aiuto.
Grazie per il tuo contributo!
Dana e Ermes